Corpo in controcanto

       (Preludio al silenzio)

Quanto pesa il silenzio  
gravoso gravido.
Quanta fatica per levigare
il vetro  porta-finestra
che conduce all’alba di Provenza.  
   
Quanto spazio di parola  
torrente sotterraneo  
schianta tra due poli di attrazione  
la corrente.  
   
Lì e qui                                 tardi o presto
dove mi attendi                    quale il posto
tu ci sei                                e l’altro lì.
   
Occhi di cicatrice riguardano  
spiano toccano la vita.  
   
Svelo e rivelo  (nel velo)  
incessante moto retroverso  
riverso la mancanza  
in un tempo di attesa           attenzione al cuore
eccoti in carne                     sottile l’odore
lui  (lei muore)                   profonda menzogna
qui e lì                               altrove di terra
dove un fiore in mazzo  
lascia le linee di corda  
e spezza il canto  
(voce in armonia).  
   
Se ti avvicini mi allontano  
timore o debolezza  
annullarsi nella voce (di crepuscolo)  
frutto in stagione di amore di lontano.  
   
Non conosco uomo           falsità irrequieta
non voglio uomo              mettiti allo specchio
non penso a uomo            cosa ne sai donna
di quel pensiero pensante  
quanto vale                       nulla
quanto vive                      eternamente
quanto vuole                    tutto.
Niente non è assenza:  
è parola inespressa  
atto che ristagna  
cosa troppo grande         giusta o ingiusta
limite illimitato               in limine
allora credi                     e tieni a mente
a fresche lettere              a giusto corpo
cautelo nella tela  
il tuo ordito  
lui di lui                          lui di lei
e l’altro.  
Corre il controcanto  
anche al di là del cerchio.